Hanno del clamoroso le dichiarazioni fatte da Francesco Di Paolo, figlio del Presidente del comitato arbitri abruzzese Marco Di Paolo, il quale senza vergogna ha pubblicamente affermato durante l’intervallo della gara Spoltore Sambenedettese “Voi avete fatto arrabbiare moltissimo mio padre che è il capo degli arbitri con i comunicati scritti lo scorso anno, ma vi abbiamo fatto retrocedere lo stesso”.

Queste gravissime affermazioni pronunciate da un arbitro federale scoperchiano inequivocabilmente il vaso di Pandora sulla gestione del comitato regionale fip Abruzzo gestito in maniera collusiva da ormai un Ventennio da Francesco Di Girolamo.

Lo stesso arbitro Francesco Di Paolo, sempre in occasione della gara Spoltore Sambenedettese dello scorso 12 dicembre minacciò un atleta della Sambenedettese Basket con la seguente frase “Mio padre farà in modo di non farti giocare fino a fine anno” scrivendo poi a macchina un rapporto arbitrale completamente falso degno di una sceneggiatura hollywoodiana.

Nella scorsa stagione fummo costretti al ruolo dell’agnello sacrificale nel campionato di Serie C, accettando a fine settembre un ripescaggio in realtà imposto (Vuolsi così colà dove si puote) per garantire il numero minimo di squadre partecipanti per consentire la promozione diretta in serie B Interregionale.

Soprassedemmo su una serie di situazioni inqualificabili che caratterizzarono tutta la scorsa stagione sportiva culminate il giorno della retrocessione con il presidente di un organo federale abruzzese (ed in contemporanea tesserato come dirigente per la squadra avversaria) che urlò vigliaccamente “Serie D Serie D” rivolgendosi dalla tribuna ai nostri tesserati che abbandonavano il campo. Si trattò dello stesso presidente di organo federale abruzzese che in gara 1 iscritto a referto condizionava pesantemente l’operato dei due arbitri soggiogandoli con la propria presenza al tavolo.

Invano abbiamo voluto provare a credere (o perlomeno sperare) che il comitato abruzzese fosse solamente disorganizzato (decisioni discutibili prese dall’ufficio gare per spostamenti, calendari dei tornei giovanili che uscivano con il favore delle tenebre a poche ore dall’inizio del campionato) e a gestione “casalinga”; ci sbagliavamo.

Non si trattò e non si tratta di disorganizzazione ma di ben altro e lo scorso 12 dicembre ne avemmo la clamorosa conferma…

Ci scusiamo con tutti i nostri giocatori della Prima Squadra della scorsa stagione, portati a San Benedetto del Tronto e poi costretti ad una infamante retrocessione; oggi abbiamo la certezza che non ebbero alcuna responsabilità ma che tutto fu già stato deciso a tavolino.

Vorremmo poter esclamare “Ci sarà pure un giudice a Berlino!” ma non lo faremo; questa volta non trionferà la giustizia come nell’opera Brechtiana. L’Imperatore oggi è davvero troppo potente e sappiamo come viene amministrata la giustizia sportiva, e non c’è nulla che si possa fare per cambiare le cose.

Quello che è certo è che abbiamo smesso di “buttare” soldi nella pallacanestro italiana, la quale, dopo aver toccato il fondo, con questa malagestione sta iniziando anche a scavare.  


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